mercoledì 6 marzo 2013

Problematica per Agriturismi: L'alimentazione degli ungulati

Oggi tratteremo l'alimentazione del cinghiale, grave problematica per gli agriturismi in Toscana. Sebbene la componente vegetale rappresenti oltre l’80% della dieta il cinghiale, modificando la sua dieta in funzione della disponibilità delle risorse trofiche offerte dai diversi ambienti nelle varie stagioni, è considerato, dal punto di vista alimentare, onnivoro (Fournier-Chanbrillon et al., 1995). Tra i vegetali preferiti dal suide è possibile distinguere quattro categorie principali (Massei e Toso, 1993): frutti, prodotti agricoli, parti ipogee delle piante, parti aeree delle piante.
La categoria frutti riveste il ruolo principe nell’alimentazione del cinghiale: in particolare, fondamentali appaiono essere la ghianda, frutto di Quercus ssp. e la faggióla, frutto di Fagus selvatica. Durante gli anni di abbondanza (pasciona) ghiande e faggióla possono rappresentare anche il 50% della dieta annuale, e costituire più dell’80% della dieta nei mesi fra ottobre e febbraio. Negli ambienti mediterranei ed in presenza di Pinus domesticus e di Castanea sativa  anche il pinolo e la castagna assumono rilevanza nella dieta, oltre all’olivo e a svariati tipi di frutti minori. È l’ungulato italiano di maggior impatto negativo sia sugli ambienti naturali sia su quelli agro-silvo-pastorali. L’espansione della specie, spesso aiutata dalle operazioni di reintroduzione e di ripopolamento nonché la sua capacità di sfruttare quasi ogni tipo di coltivazione agricola ha portato a pesanti conflittualità con le attività agronomiche. I prodotti agricoli maggiormente colpiti sono quelli derivanti dalle coltivazioni di patate, di cereali (maggiormente mais), di frutta e di olive.
I danni provocati stimati in Italia nell’ordine di svariati milioni di Euro sono la causa di gravi contrasti fra le attività agronomiche e la presenza del cinghiale e della caccia alla specie (Mazzoni et al., 1995; Macchi et al., 1992). La gestione del cinghiale è argomento complesso per i risvolti sia tecnici sia socio-economici poiché l’interesse del mondo venatorio contrasta con quello degli agricoltori e dei gestori delle aree protette (Monaco et al., 2003). La ricerca di radici, bulbi, tuberi e rizomi è uno degli atteggiamenti caratteristici del cinghiale che utilizza le parti ipogee delle piante nella sua dieta, principalmente durante il periodo primaverile-estivo. In aree paludose, dove il terreno è più morbido ed è più facile l’azione di grufolamento  la ricerca di bulbi e rizomi può proseguire anche per tutta l’estate. La dieta erbivora del cinghiale è completata dall’assunzione di una grande varietà di parte fogliare verde e di germogli (foto 30) ovvero delle parti epigee delle piante, utilizzate principalmente in primavera fino alla stagione estiva. Erbe principalmente presenti sui pascoli ma anche nel sottobosco, inclusi i funghi sono oggetto di attenzioni da parte degli animali.
Oltre ai vegetali, il cinghiale include nella sua dieta alimenti di origine animale e l’incidenza delle proteine animali è stimato intorno al 10% della dieta totale (Herrero et al., 2006).
Vertebrati e invertebrati sono altamente appetiti dal suide nella cui dieta sono stati descritti i consumi di roditori, lumache, lombrichi, insetti, larve, rane, pesci, serpenti, uova, conigli, carogne, ecc. L’utilizzo di alimenti di origine animale è di tipo opportunistico e varia durante l’arco dell’anno. Con l’approssimarsi dei periodi critici dal punto di vista alimentare quando la vegetazione epigea è secca come in tarda estate e soprattutto in quelle calde e siccitose, con il terreno indurito al punto da non permettere il grufolamento, oppure alla fine dell’inverno, quando le ghiande non sono più disponibili ed ancora non è germogliata la nuova vegetazione, in questi casi il cinghiale indirizza la sua attenzione alle colture agricole, facili fonti di cibo, sia quantitativamente, che qualitativamente (alto apporto calorico) e agli animali che incontra.
Il fabbisogno idrico del cinghiale  è di circa 8-10 litri d’acqua al giorno (Massei e Toso, 1993).
Relazione Dott.ssa Amato Angela (Specializzata in Ungulati)

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