mercoledì 20 febbraio 2013

IL CINGHIALE: INTRODUZIONE

La storia dell’uomo testimonia le ampie modifiche da esso compiute su tutti gli ambienti naturali del Pianeta. Lo sviluppo antropico ha coinvolto, in maniera sempre più incidente, ampie porzioni delle terre emerse. Se le
“Centurie” rappresentano lo strumento antropico che ha iniziato il cambiamento paesaggistico di maggior rilievo in tutto l’impero Romano, in tempi più recenti le responsabilità più significative dell’influenza dell’uomo
sugli ambienti sono attribuite all’età colonialista (iniziata nel XVI secolo con le esplorazioni geografiche europee e le campagne belliche operate da Ovest a Est e da Nord a Sud da Spagna, Portogallo, Francia, Olanda, Inghilterra Russia, Germania e Italia, e formalmente conclusosi nella seconda metà del XX secolo, con la vittoria dei movimenti anti-coloniali) e alle due grandi Rivoluzioni “Agricola” (Prima Rivoluzione Agricola 1650-1756 – Seconda Rivoluzione Agricola 1800-1940) e “Industriale” (Prima Rivoluzione Industriale 1760-1830 – Seconda Rivoluzione Industriale 1870-1940 – Terza Rivoluzione Industriale 1970 ad oggi). L’effetto dell’espansione antropica mondiale si è realizzata nel corso di millenni e si è tradotto in una profonda frammentazione dei territori. Tuttavia, nell’ultimo secolo (con un’accelerazione spinta negli ultimi 20 anni) l’uomo, attraverso la cementificazione ha provocato una pericolosissima iper-frammentazione che ha eroso territori naturali ed agricoli. L’aumento dell’urbanizzazione, delle infrastrutture, delle aree industriali e dei centri commerciali, pensate e costruite solo in funzione delle necessità umane, ha sottratto territorio agli habitat semi naturali o agro-silvo-pastorali, ha continuato ad erodere superfici agli habitat naturali in tutto il Pianeta, aumentando la fragilità degli ecosistemi (che per stabilizzarsi hanno impiegato milioni di anni) e comportando gravi ripercussioni sulle popolazioni selvatiche (vegetali, animali, Funghi, Cromisti, Protozoi, Batteri, Procarioti) e sui substrati ecologici (Acqua e Minerali). I Governi dei Paesi industrializzati tra il 1960 e la fine anni novanta promuovono la cosiddetta rivoluzione verde, investendo in maniera consistente nella ricerca agricola, direttamente sui campi degli agricoltori o cercando altri sistemi per incrementare la produzione alimentare con lo sviluppo di prodotti chimici (pesticidi e fertilizzanti), incoraggiando l’uso di nuove tecnologie e rivoluzionando le tradizionali pratiche agrarie con l'abbandono e l'estinzione di molte varietà vegetali e razze animali locali e tradizionali. Questo percorso è continuato veloce parallelamente al caotico cammino dell’espansione della cementificazione e della lievitazione infrastrutturale e industriale, tanto che può essere simbolicamente tracciato osservando la diminuzione dei Paesi in via di sviluppo e l’incremento dei “Paesi altamente industrializzati” che dai G7 del 1976 (Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti d’America, Canada) sono divenuti, nel 1997, G8 (Russia) e G20 nel 1999 (Cina, Brasile, India, Australia, Messico, Corea del Sud, Turchia, Indonesia, Arabia Saudita, Argentina, Sud Africa, con l’aggiunta dell’Unione Europea senza Germania, Francia, Regno Unito e Italia). La situazione attuale è talmente preoccupante che Le Organizzazioni Internazionali per il controllo delle azioni operate su larga scala (ONU, FAO, OMS/WHO, OIE, FMI, UNESCO, UNICEF, ecc.) sono costretti ad indicare strategie di conservazione ambientale da applicare su scala globale e ad obbligare i singoli Stati a prendere provvedimenti, oramai non più procrastinabili, in materia di gestione e prelievo delle risorse naturali (rinnovabili e non rinnovabili). Non è più possibile, infatti, prelevare parti o intere comunità vegetali e animali, ma anche minerali e acque, all’interno di uno specifico habitat, in assenza di un severo controllo da parte di organismi ufficialmente preposti.
In Italia, l’avvento della politica ambientale è riconducibile agli anni 90 del novecento, quando nascono in Italia due leggi specifiche che regolano i rapporti che intercorrono tra le risorse naturali e l’uomo, nonché l’impatto che ogni singola specie esercita sulle attività antropiche e viceversa. Con la promulgazione della Legge 06 dicembre 1991, n. 394 “Legge Quadro sulle aree protette”, il Paese si arricchisce di 16 nuovi Parchi Nazionali, amplia la rete di aree protette regionali, apre la protezione a numerose zone marine e
getta le basi alla istituzione delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC). Si creano così i presupposti di base per la realizzazione dell’attuale “Rete Natura 2000” che coinvolge tutti i paesi dell’Unione Europea per l’attuazione della Direttiva 79/409/CEE (direttiva uccelli) e della Direttiva 92/43/CEE (direttiva habitat). La complessità della programmazione proposta ha trovato non poche opposizioni da parte degli abitanti residenti all’interno delle aree interessate (agricoltori/allevatori e
comuni cittadini) e dei cacciatori, che si sono visti sottrarre aree normalmente sfruttate ai fini del prelievo delle risorse naturali senza particolari vincoli e divieti. Ad inasprire ulteriormente gli animi insoddisfatti si aggiunge la Legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna omeoterma e per il prelievo venatorio”. Le leggi quadro tracciano le linee guida per regolare un settore definito e, contemporaneamente, individuare gli interessi irrinunciabili dello Stato a cui si devono attenere gli Enti locali quando, con le Leggi Regionali, dettano i criteri per l’attuazione delle direttive comunitarie.
Inoltre, la Legge 08 giugno 1990, n. 142 “ordinamento delle autonomie locali” attribuisce alle Provincie l’attuazione della disciplina regionale ed esse hanno piena competenza ad esercitare funzioni amministrative proprie ed in particolare in materia di caccia e di protezione della fauna. Le Province identificano sul proprio territorio gli Istituti per la tutela della fauna e dell’ambiente; sono responsabili del controllo del prelievo venatorio; predispongono i programmi di gestione e di prelievo venatorio; i piani di censimento per il controllo delle specie di interesse faunistico-venatorio; i piani di vigilanza delle aree venabili e dei danni provocati dalla fauna selvatica al territorio agro-silvo-pastorale; i piani di miglioramento ambientale; etc.
A distanza di venti anni dalla nascita delle due Leggi fondamentali per la gestione della fauna selvatica e degli habitat, è possibile affermare che la programmazione concertata di azioni finalizzate al miglioramento degli habitat e all’incremento della fauna selvatica, sia stanziale sia migratoria, sono state recepite (digerite) e trova l’unanime adesione delle Associazioni venatorie, agricole e ambientaliste, il cui consenso qualificato è necessario per ottenere risultati reali e utili al territorio. La normativa si preoccupa dell’approfondimento circa le conoscenze scientifiche sulle specie animali omeoterme; sulle loro esigenze di sopravvivenza; sulle limitazioni di prelievo necessarie a garantire una costante presenza delle specie sul territorio nazionale; sui rapporti tra gli animali selvatici e le attività antropiche. Queste ultime coinvolgono differenti categorie della società civile e, principalmente, il settore produttivo primario (agricoltura e zootecnia), il mondo ambientalista ed il mondo venatorio. L’interesse generalizzato per la gestione degli ambienti naturali e semi-naturali da parte di tutte le categorie citate, ma anche da parte dell’opinione pubblica, ha suscitato il giusto interesse politico per la conservazione, il mantenimento o il ripristino della complessità dell’ecosistema, per i quali necessita un adeguato approccio scientifico multidisciplinare. È’ questa una delle ragioni che ha prodotto il lavoro di analisi che coinvolge una parte importante della fauna selvatica italiana come gli ungulati ed in particolar modo il cinghiale (Esposito, 2012).
Relazione della Dott.ssa Angela Amato (Disponibile a consulenze ed incarichi)

Nessun commento:

Posta un commento

Siamo lieti di ricevere un tuo commento costruttivo e suggerimenti per un interscambio culturale tra appassionati di natura, agricoltura e buona cucina tradizionale.